Dopo tanto tempo, torno finalmente a condividere una mia immagine astronomica. Siamo in un periodo dell’anno decisamente complicato per chi fa astrofotografia: le notti astronomiche durano pochissimo e il cielo, soprattutto verso sud, non è mai davvero buio. Eppure, nonostante tutto, ho deciso di inseguire un sogno che avevo da tempo: fotografare M20, la nebulosa Trifida.
È da sempre uno dei soggetti che più desideravo riprendere. Forse perché racchiude in sé tutto il fascino del cielo estivo, o forse perché riesce a unire in un unico campo tre nature diverse: l’emissione dell’idrogeno che la rende rossa e vibrante, la riflessione blu della polvere che circonda le giovani stelle, e le bande oscure che sembrano tagliare in tre parti la nube, dando origine al suo nome. Una bellezza complessa, che sa essere delicata e potente al tempo stesso.
Le condizioni non erano certo ideali. La Trifida, da queste latitudini, resta molto bassa sull’orizzonte e la sessione di scatto è durata poco più di un’ora. Ma sentivo che era il momento giusto per provarci. Ho deciso di elaborare l’immagine in modo da far emergere soprattutto il gas diffuso, l’idrogeno che pervade la zona e che spesso viene sacrificato a favore di contrasti forti e cieli neri come l’inchiostro. A me piace così: un cielo che respira, che racconta quanto sia viva e turbolenta la materia tra le stelle.
Se siete curiosi di vedere l’immagine e tutti i dettagli tecnici della ripresa, li trovate qui:
🔗 Astrobin – M20 Trifida by Mario Sandri
La Trifida dista circa 5.200 anni luce da noi e si trova nella costellazione del Sagittario, nella stessa regione celeste dove affollano tantissime nebulose e ammassi. È un oggetto simbolico, amato da chi fotografa il cielo per la sua varietà cromatica e strutturale, ma anche una sfida, soprattutto se si ha poco tempo a disposizione.
Ogni astrofotografo ha le sue preferenze, i suoi soggetti del cuore. Io ne ho fotografati molti, ma la Trifida restava lì, in attesa. Ora finalmente l’ho “presa”, anche se so bene che meriterebbe molta più integrazione, più ore, più pazienza. Magari arriveranno. Intanto, questa immagine è per me il segno che vale sempre la pena provarci, anche quando le condizioni non sono perfette. Perché a volte il cielo, anche se per poco, sa sorprenderti lo stesso.
